mercoledì 9 gennaio 2013

2013

È passato il 2012. Siamo ancora tutti vivi, il negozio è ancora aperto, e io ritorno qui con tanto bisogno di sfogarmi da qualche parte.

Dopo aver servito alla velocità della luce quattro clienti simpaticissimi e piacevoli, proprio questo pomeriggio, eccone altri tre. Tutti insieme ovvio, infatti ora non c'è nessuno in negozio.
Saluto. Una ragazza risponde. Intanto entra un signore. Saluto. Non risponde nessuno.
Uno su quattro, iniziamo bene.

Servo la prima ragazza. È senza voce. Mentre mi avvicino l'altra mi chiede:
"Dov'è che si possono trovare dei libri per ragazzi?"
Indico, aggiungendo che subito dopo sarò da lei.
"Posso aiutarla?"
"Cercavo un libro per un bambino di 3 anni. Quasi. Un libricino."
Inizio a farle vedere qualcosa. Quasi. Poi mi dice che guarda da sola. Faccio in tempo a girarmi che mi chiama per chiedermi se però ho qualche consiglio.
Alla fine se ne va con un trenino + libro.

Servo la seconda, che intanto sta guardando l'angolo delle offerte e ha trovato due libri.
"Non ne tenete di altri?"
Le spiego.
"Sono usati?"
"No, sono in sconto."
"Perché li scontate? Sono brutti?"
Dipende dai gusti. Li comprerà comunque, ma intanto vuole vedere gli altri. Glieli mostro, torna indietro, ne prende altri due in sconto. Mentre legge la trama e mi chiede se vanno bene per un ragazzo continua a canticchiare tra sé facendo un suono tipo "mmm". Non lo avrei detto, ma parlare ad una persona che fissandoti ed annuendo canticchia tra sé ha qualcosa di profondamente inquietante. Passa poi ad un leggero fischiettare quando viene a pagare, l'inquietudine lascia il posto ad un lieve disagio.

Sparisce con le sue canzoncine oltre la porta ed è il momento di dedicare al signore le mie attenzioni.
Cerca i ricambi per la sua Parker. Quale Parker? Mistero. Sferografica o biro? Non lo sa. In realtà è della moglie.
"Ma me ne dia una qualsiasi, non è che fa tanto la difficile!"
Gli spiego, mostrando i vari refill, le differenze sostanziali che renderebbero totalmente inutile qualsiasi spesa errata. Mi chiede se io proprio non so quale vada bene, sono giovane ma questo è il mio lavoro. Gli ripeto sospirando che, se non so che penna è, non posso saperlo in nessun modo.
"Ma è una Parker!"
Ripeto, più chiara e concisa possibile.
"Ah, allora forse è meglio se le porto la penna." Grazie.

"Cerco un quaderno a righe." dal primo esordio dell'ultima cliente in attesa la missione sembra facile. "Ma di piccolo spessore, però normale."
Oh no, per favore! Il mio intuito si mette all'opera.
"Intende un quaderno normale ma più fine?"
"È per una persona." Non ha chiarito molto. Mostro rapidamente cos'ho disponibile.
"Questo ha molte pagine."
Non ne sono sicura, ma sono abbastanza standard. Trovo qualcosa di un po' più fine, anche se è solo per la scarsissima grammatura della carta. Guarda il prezzo. Sorride, chiede di vedere "Quello di prima". Erano sei. Dobbiamo studiarli tutti con precisione chirurgica prima che mi chieda se ho quaderni piccoli.
Mostro i quaderni piccoli, chiede il prezzo. Accetta.
Mi avvicino trionfante alla cassa ma poi aggiunge:
"Non è che teneste dei colori a matita?" Infarto al miocardio per quel verbo così mal coniugato. "Poche, ma grosse. Spesse, ma solo alcuni colori."
Perché non si accontentano mai di un pacchetto di matite normali? Ho alcune matite Giotto Bebé che sono particolarmente spesse e in una pratica scatola da sei colori.
"Io cercherei qualcosa di meno speciale!"
Ah beh, allora... le faccio vedere altre Stabilo leggermente più spesse rispetto a quelle classiche. Sono assolutamente troppo care. Mi dice di farle vedere altre matite. Le dico che ho solo quelle fini, economiche: pacchetto da 12 per €2.50. Ma no, 12 sono troppe. Le dico che non ho pacchetti da 6. Lei risponde che sono troppo fini. Le dico che di spesse ho solo quelle due. Lei mi dice che sono care. Le dico che le ho fatto vedere tutto quello che ho. Lei mi dice che cercava delle matite spesse e poche. Mi gira la testa.
Si sposta, frugando con lo sguardo nel negozio alla ricerca di qualcosa. Trova una matita colorata con la mina in cui si mescolano vari colori. Perfetta. Andata!
Poi, una gomma. Si ripete il procedimento per cui io le faccio vedere la cosa più economica, lei me ne chiede una più piccola e se ne trova una leggermente più cara in proporzione, mi chiede di vederne altre, andiamo avanti qualche minuto prima che ritorni a scegliere la prima che le ho fatto vedere.

Uno scontrino da 3.50 €. Con quelli di prima ho superato di poco la decina di euro e mi accorgo di un'emicrania crescente in un misto di confusione mentale e diffidenza nei confronti dell'umanità tutta.

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